Nella vita casalinga a cui siamo costretti in questo periodo ho messo in moto due attività: una consiste nell’estensione e poi flessione dell’avambraccio dopo aver impugnato la maniglia del frigorifero con una media ponderata di 81 volte al giorno e l’altra consiste nella lettura con le conseguenti riflessioni.
Leggendo circa le infezioni, le contaminazioni e le patologie derivanti sono portato a sperare che si affrontino con più decisione moltissime altre emergenze affatto nuove che influenzano pesantemente la nostra salute.
Le altre emergenze vengono percepite come tali da troppo pochi perché, il COVID 19 insegna, i comportamenti di fronte al pericolo sembra debbano essere imposti per legge e neanche basta: prima di prendere coscienza, ragionare, riconoscere il problema e agire di conseguenza si scatena una bella lotta con il proprio orticello rigoglioso di comode abitudini egoistiche.
Un esempio è la sicurezza stradale: non indossare la cintura e usare il cellulare sono trasgressioni “lecite”, ma le “bici sono pericolose” ed “i pedoni si buttano sulle strisce pedonali” sono assunti che evitano ogni ragionamento sulle vere cause degli incidenti.
Proprio gli incidenti stradali sono un’emergenza che nel 2018 ha causato 3.334 morti (9 al giorno!), 172.553 feriti (474 al giorno!) con lesioni gravi: oltretutto ciò costa alla nostra comunità lo 1% del PIL e cioè 17,1 miliardi di euro (dati ISTAT).
Un’altra emergenza è quella dovuta all’inquinamento ed in particolare a quello dell’aria. Oggi temiamo le famigerate “goccioline” portatrici del coronavirus, ma normalmente, e specialmente nelle città, l’aria contiene forti dosi di veleno per l’essere umano.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) dice che i particolati (PM10 e 2,5), il biossido di azoto, l’ozono, il benzo(a)pirene, il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il benzene sono presenti nell’aria che respiriamo provocando seri danni, compresa la morte, ai sistemi cardiovascolare e respiratorio anche per esposizioni di breve periodo.
Nel 2016 il PM che vaga nell’aria è stato inserito dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) tra i cancerogeni di gruppo 1 e cioè agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo.