Il futuro della governance territoriale passa dall’acqua
I giorni 20 e 21 novembre 2025 si è svolto all’Aquila il XIII Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, un appuntamento che ha riunito, istituzioni, esperti, università e associazioni per fare il punto su uno degli strumenti più innovativi di governance territoriale: i Contratti di Fiume.
Di seguito una breve sintesi della sessione “Attuazioni delle pianificazioni di bacino, stato di fatto e prospettive, implementazione dei programmi d’azione dei contratti di fiume” che ha raccolto alcune esperienze significative e puntualizzato qualche criticità e alcune proposte.
Cosa sono i Contratti di Fiume?
Non sono semplici accordi burocratici, ma processi partecipati che coinvolgono enti pubblici, privati, associazioni e cittadini nella gestione condivisa dei bacini idrografici. L’obiettivo? Superare i confini amministrativi e le logiche settoriali per affrontare la complessità dei territori attraverso una vera cooperazione interistituzionale.
Come ha sottolineato la coordinatrice Prof.ssa Angioletta Voghera del Politecnico di Torino: “Un fiume non è la somma delle sue componenti, ma la somma delle relazioni tra le sue componenti”. Ogni intervento isolato crea problemi a monte e a valle ed è per questo che serve un approccio integrato.
L’acqua al centro, ma non solo
Il convegno ha messo in luce come i Contratti di Fiume oggi vadano oltre i corsi d’acqua tradizionali, estendendosi a foci, zone di transizione e aree umide. Al centro c’è sempre l’acqua, ma attorno ruotano temi cruciali: sicurezza idraulica, agricoltura, biodiversità, sviluppo economico, qualità della vita.
La natura come alleata economica
Un passaggio fondamentale emerso dal CONAF (Consiglio Nazionale Dottori Agronomi e Forestali) ha evidenziato come è tempo di attribuire valore economico ai servizi ecosistemici. Non per mercificare la natura, ma per riconoscere che gli investimenti ambientali hanno ritorni economici enormi. Ripristinare i sistemi naturali significa rafforzare la sicurezza idraulica, proteggere l’agricoltura, tutelare le infrastrutture.
Le donne dell’acqua: memoria e innovazione
Particolarmente toccante l’intervento sulla campagna “Donne dell’acqua”, coordinata da Paola Rizzuto, Coordinatrice “Donne dell’Acqua”, ART-ER, cabina di regia dei Contratti di Fiume della Regione Emilia Romagna.. Un viaggio italiano partito dal Sud fino al Friuli Venezia Giulia per dare voce alle donne che da sempre custodiscono la memoria dei luoghi d’acqua.
A Fardella, piccolo borgo in Basilicata, sono state censite fontane e lavatoi, ma soprattutto ascoltate le storie delle lavandaie: voci che raccontano antichi mestieri e legami profondi con il territorio. Storie che oggi diventano motori di innovazione sociale e turismo esperienziale, con ponti verso l’Europa (gemellaggio con un borgo della Bretagna).
La campagna ha portato al deposito di una mozione al Consiglio d’Europa, firmata da 20 parlamentari, per riconoscere formalmente il ruolo delle donne nelle politiche idriche.
Educare il futuro: i ragazzi protagonisti
Il Contratto di Fiume Tronto presenta un progetto ambizioso: parlare ai bambini e ragazzi per essere “buoni antenati”. Quindici classi di scuole primarie (278 bambini) e sei classi di superiori (300 studenti) coinvolti in percorsi educativi che includono:
- Conoscenza del territorio e osservazione ecosistemi
- Visioning: individuazione minacce e opportunità
- Coinvolgimento delle famiglie con eventi, feste del fiume, pedalate ciclistiche
I risultati? “I ragazzi hanno una sensibilità superiore a quella che immaginiamo”, testimonia Sergio Trevisani del Comune di San Benedetto del Tronto e referente del Contrattodi Fiume Sentina.
La mappa italiana: luci e ombre
Emilia Romagna: l’approccio bottom-up
18 contratti attivi con diversi gradi di vitalità. La Regione ha scelto un approccio non impositivo: assemblee annuali per ascoltare difficoltà e proposte. Supporto formativo, economico (bandi dedicati) e tecnico attraverso una cabina di regia.
Friuli Venezia Giulia: la crescita esponenziale
Dal 2015 (inserimento nella legislazione regionale) a oggi: da 3 a 10 processi attivi, con interesse del 30% dei comuni regionali. Il segreto? Fondi dedicati (€150.000 annui), convenzione con l’Università di Udine, creazione di una comunità tematica per lo scambio di buone pratiche. Risultato: 20 milioni di euro acquisiti grazie ai Contratti di Fiume.
Marche: il monitoraggio fa la differenza
Il Contratto di Fiume Esino ha condotto il primo monitoraggio dopo tre anni dalla programmazione. Su 100 azioni previste, 38 sono state realizzate senza risorse specifiche dedicate. Un dato significativo: i soggetti privati hanno realizzato 19 azioni, più dei comuni (9 azioni). L’iniziativa del WWF sul monitoraggio delle barriere con app B-tracker dimostra che azioni importanti si possono fare anche a costo zero.
Toscana: il Patto per l’Arno
Un modello integrato che unisce tre sotto-contratti con quattro obiettivi chiari: Arno sicuro, pulito, da promuovere, da vivere. Collegamento con la campagna nazionale “Io non rischio” per la protezione civile e forte coinvolgimento dei Consorzi di Bonifica nella manutenzione del reticolo minore.
Le criticità da superare
Il convegno non ha nascosto i problemi:
1. Discontinuità politica e tecnica I cambi di amministrazione bloccano i processi. Ogni nuova giunta deve “capire cos’è un Contratto di Fiume” e si riparte da zero.
2. Risorse umane insufficienti Comuni piccoli oberati di lavoro ordinario vedono il Contratto come “straordinario”. Servono competenze specifiche e visione integrata.
3. Processo o procedimento? Rischio di burocratizzazione: alcuni interpretano il Contratto come procedimento amministrativo con fasi rigide, perdendo la natura di processo volontario e aperto.
4. Riconoscimento giuridico debole Manca autorevolezza istituzionale. Come sottolineato dal Friuli Venezia Giulia: “Serve maggior riconoscimento affinché il buon lavoro fatto non vada disperso”.
Le soluzioni proposte
Criteri premiali
Inserire premialità nei bandi per territori con Contratti attivi (infrastrutture verdi-blu, mobilità, riqualificazione).
Partnership strategiche
Rafforzare collaborazioni con GAL (Gruppi Azione Locale), Consorzi di Bonifica, ANBI. Gli enti intermedi (Province, Città Metropolitane) possono dare continuità dove i piccoli comuni faticano.
Monitoraggio costante
Non limitarsi ad elenchi di azioni, ma verificare efficacia con indicatori precisi. Le azioni invecchiano e vanno aggiornate.
Formazione sulla leadership
Non solo competenze tecniche, ma capacità di gestire pluralità di interessi potenti (acqua, territorio, agricoltura).
L’Europa guarda all’Italia
Il modello italiano dei Contratti di Fiume sta conquistando l’Europa e il Mediterraneo:
- Progetto WeGoCoop (Interreg): creata piattaforma Wetland Governance per l’area Euromed
- Primo contratto mediterraneo firmato in Libano (aprile 2025)
- Blue Riversates: riconoscimento europeo vinto dalla Regione Piemonte
- 30 milioni di euro in bandi europei dedicati ai contratti fluviali
- Esportazione in Albania, Croazia, Portogallo, Marocco
La Commissione Europea ha sposato l’idea dei “River Contracts” inserendola in tre bandi specifici. Alcune regioni italiane (Emilia Romagna, Sicilia, Piemonte) stanno firmando “cooperation working arrangements” direttamente con la Commissione per accedere a finanziamenti.
Nature Restoration Law: opportunità o vincolo?
La nuova normativa europea sul ripristino della natura ha creato diffidenza, ma può essere un’alleata. Obiettivo: 25.000 km di fiumi liberi in Europa. I Contratti di Fiume possono giocare un ruolo chiave nell’attuazione, lavorando sulla connettività ecologica e rimozione barriere.
Il monitoraggio delle barriere trasversali, come fatto dal WWF sul Fiume Esino, è azione cardine obbligatoria per il PNRR.
Il ruolo dei parchi
Maurizio Gubbiotti di Federparchi conferma: “Non c’è un parco nazionale che non sia dentro un Contratto di Fiume”. Il binomio parchi-fiume è consolidato. La sfida ora è essere protagonisti dello sviluppo territoriale, non solo della conservazione.
Conclusioni: dal presente al futuro
Come recita lo slogan del convegno: “Il futuro è adesso”.
I Contratti di Fiume devono passare da “esperienze interessanti” a “pratiche consolidate”. Servono:
- Riconoscimento giuridico più forte
- Continuità risorse (umane ed economiche)
- Approccio multilivello (dall’Europa ai territori)
- Monitoraggio sistematico
La sintesi finale di Patrizia Ercoli (Regione Emilia Romagna) centra il punto: “Il Contratto di Fiume è acqua. Si lavora per l’acqua, con l’acqua, nell’acqua. Ma il rischio è che la governance sia intermittente. Dobbiamo creare più rete e rendere le azioni davvero sinergiche”.
I fiumi non sono infrastrutture lineari da gestire a pezzi. Sono sistemi viventi che chiedono cura condivisa. E i Contratti di Fiume sono la risposta che l’Italia sta dando a questa sfida, diventando modello per l’Europa e il mondo.





